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Tv digitale, "switch off" ad ostacoli. Altroconsumo porta in tribunale la Rai

di Gianni Rusconi

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2 novembre 2009

Con una nota resa pubblica il 2 novembre in mattinata, l'Associazione dei consumatori chiama la Rai a giudizio con un ricorso d'urgenza presso il Tribunale di Roma "per evitare che la pratica degli oscuramenti del servizio pubblico radiotelevisivo continui". La querelle si riferisce alla decisione presa questa estate dai vertici di Viale Mazzini di togliere dal satellite alcuni canali dell'emittente di Stato e per Altroconsumo l'intervento volto a oscurare trasmissioni Rai – così si legge nel comunicato – "è una pratica commerciale scorretta e lesiva dei diritti e degli interessi collettivi dei consumatori utenti. Privare gli utenti della visione di telegiornali, programmi di attualità e approfondimento politico e persino le previsioni meteo, significa aver violato il Testo Unico sulla radiodiffusione, il contratto di servizio e la delibera 481/06/ CONS dell'Autorità garante per le comunicazioni. Queste norme impongono al servizio pubblico di trasmettere su tutte le piattaforme esistenti". Anche il satellite.

L'affondo è preciso e circostanziato e trova riscontro in alcuni dati elaborati da Altroconsumo, secondo cui dal 4 agosto al 4 ottobre 2009 è stato impossibile vedere sul satellite Raiuno per 87 ore 58 minuti e 54 secondi, Raidue per 220 ore 26 minuti 23 secondi, Raitre per 104 ore 53 minuti 31 secondi. Numeri a parte, la questione è importante perché si lega a filo doppio con le operazioni di switch off e switch over per la migrazione alla Tv digitale. La tesi dell'Associazione è in quest'ottica molto esplicita: "per le oltre un milione e mezzo di famiglie italiane che non saranno mai raggiunte dal segnale televisivo terrestre sarà impossibile accedere ai contenuti del servizio pubblico Rai attraverso il canale satellitare", a meno che non si portino a casa un decoder digitale in grado di ricevere i programmi trasmessi dalla neonata piattaforma satellitare TivùSat. Perché, questo il succo del ricorso, un abbonato che paga regolarmente il canone alla Tv pubblica deve essere obbligato ad acquistare il nuovo ricevitore - diverso da quello del digitale terrestre e con costi che variano da 89 a 149 euro - pur se in possesso di un altro decoder satellitare (di tipo free to air o quello di Sky) e costretto a versare sei euro per l'utilizzo del software di gestione della smartcard che abilita l'accesso alla programmazione Tivùsat? E perché gli utenti già privati di parte della programmazione Rai devono necessariamente richiedere l'assistenza di un antennista al fine di adeguare gli impianti satellitari domestici alla coesistenza dei due decoder? Domande che rimandano a un problema "strutturale" di fondo – cui Sky cerca di ovviare con la sua Digital Key – per il quale Altroconsumo avrebbe una precisa risposta: inibire il prima possibile la pratica illecita degli oscuramenti. Che altro non è che la richiesta formulata in carta bollata al giudice del Tribunale di Roma.

Oltre sei milioni di famiglie "all digital" entro il 2009
Il processo di spegnimento regione per regione della Tv analogica intanto prosegue – da ottobre a dicembre oltre sei milioni di famiglie italiane di cinque regioni e due province autonome, pari al 30% della popolazione, saranno interessate dal passaggio completo al digitale terrestre – ma non è esente da problemi e polemiche. Sebbene dal viceministro per lo sviluppo economico Paolo Romani arrivino a più riprese rassicurazioni sulla bontà delle operazioni di switch off, molti utenti continuano a incontrare vari ostacoli per poter abbracciare in tutto e per tutto la nuova era della televisione non a pagamento. Mancano a dir la verità dati precisi su quanti dei tanti milioni di italiani passati al digitale terrestre abbiano lamentato o stiano tutt'ora lamentando problemi di ricezione del segnale o difficoltà tecniche di vario genere al decoder (2,2 milioni quelli interattivi acquistati con il contributo statale di 50 euro, per un totale di 210 milioni di euro di spesa) o all'impianto. Il quadro è quindi tutt'altro che chiaro e il fatto che le telefonate al call center nazionale per richiedere assistenza siano in aumento (gli ultimi dati si riferiscono allo switch off del Trentino) sono un segnale che qualche intoppo esiste. Oltretutto nel programma delle transizioni predisposto dal Ministero è stato previsto un periodo di circa 15 giorni per consentire alle emittenti di effettuare gli interventi tecnici necessari su tutti gli impianti e ridurre in tempi brevi eventuali disagi per i cittadini. Disagi che, a quanto sembra, ci sono e non sono così isolati come forse si vorrebbe far credere. Non tutte le aree del Belpaese si presentano infatti all'appuntamento con il passaggio alla Tv digitale come l'Alto Adige, dove il segnale analogico verrà spento del tutto entro l'11 novembre. Quasi l'80% degli utenti altoatesini possedeva infatti un decoder necessario a ricevere i canali del digitale terrestre prima del 28 ottobre (data di inizio dello switch off) e stando alle autorità locali i disagi saranno contenuti dato l'ottimo livello di conoscenza del fenomeno della popolazione altoatesina. In Ligura, per contro, alcuni consiglieri regionali hanno chiesto un fondo straordinario per aiutare i cittadini meno abbienti (anziani in particolare) ad acquistare il decoder per il digitale terrestre. Una riprova del livello di "affidabilità tecnica" della migrazione alla nuova Tv lo avremo comunque molto presto, il 16 novembre, quando sarà il turno del Lazio. Come sarà il battesimo "all digital" di Roma, prima capitale europea a compiere questo passo?

2 novembre 2009
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